Immagina di guardare il mondo con un solo occhio. Riesci a vedere tante cose, certo, ma ti manca la profondità. Non percepisci bene le distanze, non distingui chiaramente i contorni.
Ora prova ad aprire entrambi gli occhi: improvvisamente la visione diventa più completa, tridimensionale, ricca di dettagli.
Lo stesso vale per le aziende che vogliono capire e raccontare la propria sostenibilità.
Se si osservano solo i risultati economici interni o, al contrario, solo gli impatti ambientali e sociali generati all’esterno, si ottiene una fotografia parziale. Per avere un quadro realistico serve un doppio sguardo, capace di cogliere entrambe le prospettive.
È proprio da qui che nasce il concetto di doppia materialità: un approccio che permette di leggere la realtà aziendale con due lenti diverse ma complementari, restituendo una visione più chiara e completa del rapporto tra impresa, società e ambiente.
Cos’è la materialità?
Quando un’azienda decide di raccontare la propria sostenibilità, non può limitarsi a fare un elenco infinito di dati, azioni e iniziative. Qui entra in gioco il concetto di materialità: scegliere quali sono i temi davvero rilevanti, quelli che contano di più sia per l’impresa che per i suoi stakeholder. In altre parole, capire cosa mettere a fuoco e cosa lasciare sullo sfondo.
Un’impresa del settore energetico, ad esempio, non può trascurare il tema delle emissioni di CO₂, mentre una realtà che opera nella moda dovrà necessariamente considerare il benessere delle persone lungo la filiera produttiva. Ogni azienda ha le sue priorità, che dipendono dal contesto, dal settore e dalle aspettative di chi interagisce con essa.
La materialità, quindi, non è un concetto astratto, ma un criterio pratico per orientarsi: aiuta a individuare ciò che vale la pena misurare, raccontare e migliorare. È come scegliere i capitoli fondamentali di una storia, quelli senza i quali il racconto sarebbe incompleto o fuorviante.
La doppia materialità spiegata in parole semplici
La materialità tradizionale ci dice quali sono i temi importanti per l’azienda e per i suoi stakeholder. La doppia materialità fa un passo in più: ci invita a guardare la realtà da due prospettive diverse, entrambe indispensabili.
Le domande da porsi sono semplici:
● “Che impatto ha l’azienda sull’ambiente e sulla società?”
Pensiamo alle emissioni di CO₂, al consumo di acqua, alle condizioni di lavoro nella filiera. Sono tutti effetti che le attività aziendali generano verso l’esterno.
● “Che impatto hanno l’ambiente e la società sull’azienda?”
Qui lo sguardo si ribalta: il cambiamento climatico può ridurre la disponibilità di risorse naturali, una nuova legge può cambiare il mercato, le aspettative dei consumatori possono influenzare la reputazione.
Un esempio concreto può chiarire meglio.
Immaginiamo un’azienda tessile: da un lato deve valutare il proprio impatto ambientale, come il consumo idrico o l’uso di sostanze chimiche; dall’altro deve considerare i rischi legati alla scarsità d’acqua o alle pressioni della clientela che chiede prodotti più sostenibili.
La doppia materialità funziona proprio così: non si guarda solo “dall’interno verso l’esterno” o solo “dall’esterno verso l’interno”, ma si uniscono entrambe le visioni per ottenere una fotografia completa.
In questo modo, le aziende evitano di raccontare solo una parte della storia e imparano a gestire la sostenibilità come un equilibrio dinamico tra ciò che fanno e ciò che subiscono dal contesto in cui operano.
Perché è importante per le imprese
Se un’azienda considera solo l’impatto che genera all’esterno, rischia di sottovalutare i pericoli che arrivano dal contesto. Se invece guarda solo a come l’ambiente e la società la influenzano, rischia di dimenticare la propria responsabilità verso persone e territorio.
La doppia materialità è importante perché permette di:
● Evitare visioni parziali: nessuna impresa vive in una bolla isolata, le due prospettive si intrecciano ogni giorno.
● Gestire meglio rischi e opportunità: un problema ambientale può trasformarsi in un ostacolo o, se affrontato in tempo, in un’occasione di innovazione.
● Dialogare in modo credibile con gli stakeholder: clienti, investitori e comunità vogliono sapere sia cosa fa l’azienda, sia quanto è preparata ad affrontare le sfide che la riguardano.
● Allinearsi alle nuove regole europee: gli standard ESRS, introdotti con la CSRD, si fondano proprio sul principio della doppia materialità. Non è quindi solo un approccio utile, ma anche richiesto dalla normativa.
In sintesi, adottare questo sguardo significa rendere l’impresa più resiliente e trasparente. Significa raccontare una storia completa, che non nasconde i punti critici ma li affronta, trasformandoli in leve per crescere.
Come applicarla in azienda
A prima vista, la doppia materialità può sembrare un concetto complicato, riservato solo a grandi multinazionali con uffici dedicati alla sostenibilità. In realtà, non è così. Ogni azienda, grande o piccola, può iniziare a ragionare in questi termini senza farsi travolgere dalla complessità.
Il punto di partenza è semplice: fare le domande giuste.
● Quali sono gli impatti principali che la mia azienda genera sull’ambiente e sulla società
● Quali rischi o opportunità esterni potrebbero influenzare il mio futuro?
● Quali temi contano di più per i miei stakeholder (clienti, fornitori, collaboratori, comunità)?
Da qui, si può iniziare un percorso pratico fatto di piccoli passi:
- Ascoltare: coinvolgere collaboratori, clienti e partner per raccogliere percezioni e aspettative.
- Analizzare: confrontare i dati interni con i trend esterni (normative, cambiamenti climatici, richieste del mercato).
- Prioritizzare: scegliere quali temi sono davvero “materiali” e meritano attenzione immediata.
Non serve un manuale tecnico né strumenti complicati: si tratta piuttosto di allenare lo sguardo, di abituarsi a osservare la realtà aziendale da due punti di vista. Con il tempo, questo approccio diventa naturale e diventa parte integrante della strategia. È una grande un’opportunità per diventare più resilienti, credibili e innovativi. Ogni impresa, grande o piccola, può iniziare da subito: basta farsi le domande giuste e avere il coraggio di rispondere con trasparenza.
Questa rubrica è realizzata in collaborazione con QSA, che da oltre venticinque anni affianca le imprese nel loro percorso verso la sostenibilità.