
Immagina un’imbarcazione in mare aperto. Il cielo è limpido, l’equipaggio esperto, la stiva piena di risorse. Ma se al timone non c’è nessuno, o peggio, se chi guida non conosce la rotta, anche la nave più moderna rischia di naufragare.
Lo stesso vale per un’azienda.
Può avere i migliori progetti ambientali, investire nel benessere delle persone, comunicare sostenibilità ad ogni occasione. Ma senza una guida solida, trasparente e responsabile, tutto questo rischia di risultare inutile.
La Governance è proprio questo: il timone della sostenibilità.
Perché la governance è fondamentale nella sostenibilità?
Quando si parla di sostenibilità, l’attenzione ricade spesso sugli aspetti più visibili: riduzione delle emissioni, iniziative sociali, politiche di inclusione. Tuttavia, esiste un elemento meno evidente ma assolutamente centrale, che determina la coerenza, l’efficacia e la credibilità di tutte queste azioni: la governance.
La governance è il sistema con cui un’azienda prende decisioni, definisce ruoli e responsabilità, stabilisce regole e controlli. È ciò che tiene insieme l’intero approccio sostenibile, ne garantisce l’integrità e ne determina la direzione nel lungo periodo.
Governance sostenibile: cosa significa davvero?
Uno degli aspetti chiave di un governo d’impresa sostenibile è la trasparenza. Le decisioni devono essere comprensibili e accessibili, sia internamente che verso l’esterno. Rendicontare in modo chiaro gli obiettivi e i risultati, anche attraverso bilanci di sostenibilità affidabili, consente di costruire credibilità e responsabilità diffusa.
A ciò si affianca una forte attenzione all’etica e all’integrità. La presenza di un codice etico, di politiche anticorruzione, di strumenti di prevenzione dei reati e dei conflitti di interesse non è un optional. È il fondamento su cui costruire scelte coerenti, soprattutto in situazioni complesse o ambigue.
Fondamentale è anche la gestione dei rischi, che deve includere quelli non finanziari: ambientali, sociali, reputazionali. Una governance efficace non si limita a reagire, ma sviluppa la capacità di anticipare scenari futuri e prendere decisioni informate e consapevoli.
Altro elemento cruciale è la composizione dei vertici decisionali. Diversità di genere, età, competenze ed esperienze nel consiglio di amministrazione arricchiscono il processo decisionale, migliorano il confronto interno e riducono il rischio di visioni unilaterali.
Infine, una governance davvero sostenibile sa coinvolgere gli stakeholder. Ascoltare chi è toccato dalle attività aziendali: lavoratori e lavoratrici, clienti, fornitori, comunità locali; e tenere conto delle loro istanze nei processi strategici è un segno di maturità e responsabilità.
In sintesi, governance sostenibile significa fare in modo che ciò che l’azienda dice di essere, corrisponda a ciò che effettivamente fa. E come vedremo nel prossimo paragrafo, quando questa coerenza viene meno, le conseguenze possono essere molto gravi.
Il caso Volkswagen: quando la governance perde il controllo
Nel 2015, uno dei marchi automobilistici più rispettati al mondo, Volkswagen, è finito al centro di uno dei più grandi scandali industriali degli ultimi decenni. Il cosiddetto Dieselgate ha rivelato che milioni di veicoli erano stati equipaggiati con un software in grado di alterare i dati sulle emissioni durante i test ufficiali, facendo apparire le auto molto più “green” di quanto fossero realmente.
A prima vista poteva sembrare solo un problema tecnico. In realtà il Dieselgate è stato prima di tutto un fallimento di governance. Per anni, l’azienda aveva promosso un’immagine di responsabilità ambientale e innovazione tecnologica. Ma dietro quella facciata si celava un sistema decisionale opaco, dominato da logiche di performance a breve termine e privo di reali meccanismi di controllo etico.
Le indagini hanno mostrato come le pressioni interne per raggiungere determinati obiettivi di mercato abbiano portato a scelte deliberatamente ingannevoli. E soprattutto, come nessuno all'interno del sistema abbia potuto esercitare il potere e il coraggio di fermare quella deriva.
Il consiglio di amministrazione non era realmente informato o coinvolto nei dettagli tecnici, mentre la cultura aziendale non favoriva il confronto o la segnalazione di pratiche scorrette. In altre parole: il timone era nelle mani sbagliate, e nessuno controllava la rotta.
Le conseguenze sono state disastrose: miliardi di euro di multe, crollo della reputazione, dimissioni ai vertici, class action da parte dei consumatori e un danno profondo alla fiducia pubblica.
Il caso Volkswagen dimostra in modo evidente che una governance inefficace, chiusa e cieca può far naufragare anche un gigante. La sostenibilità non può essere una strategia di marketing: deve essere radicata nei processi, nella cultura e nelle responsabilità reali.
La governance come garanzia di direzione
Come abbiamo visto, la governance non è solo un elemento tecnico o formale: è la base su cui si costruisce la credibilità di qualunque percorso di sostenibilità. Se pensiamo all’impresa come a una nave, allora la governance è il timone che ne guida la direzione permettendogli di restare stabile anche in mare aperto, anche quando le condizioni esterne cambiano e serve fare scelte difficili.
L’articolo è frutto della collaborazione con QSA, società attiva nella consulenza ESG.
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