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Intervista a Catanzaro Damiano

Damiano Eder Anteprima

Il cibo è il miglior mezzo per scoprire un territorio. Ne è convinto Damiano Cantanzaro che con la moglie Angela Armeli Moccia, ha preso in gestione il punto vendita Eder di Moena, un negozio che vende e racconta i prodotti della valle e del Trentino.

  • Damiano, con tua moglie Angela avete preso in gestione un negozio in franchising a marchio Eder a Moena, vuoi raccontare perché avete scelto di fare impresa sul made in Trentino?
    Per più di venti anni ho lavorato nel settore della ristorazione e dell’hotelleria; questo mi ha permesso negli anni di capire che il piacere da parte del turista di portare a casa, al rientro delle vacanze, un prodotto autoctono e locale è molto diffuso. Soprattutto in Trentino, dove il prodotto locale è molto più presente del prodotto del grande marchio internazionale, si crea un rapporto tra luogo, valle e turista che passa anche, e soprattutto, attraverso il cibo.
  • Un punto di vista molto interessante, raccontaci il percorso che vi ha portati a essere imprenditori sul territorio della Val di Fiemme.
    Ho 41 anni e vengo dalla Puglia. Il mio percorso inizia a vent’anni, subito dopo il servizio di leva, e dopo la formazione alla scuola alberghiera ho deciso di fare delle stagioni di lavoro in Val di Fiemme, posto del quale mi sono innamorato e in cui ho deciso di fermarmi a vivere.  Il mio percorso è stato sempre in crescendo. Sono stato prima cameriere, poi responsabile di sala. C’è stata solo una parentesi di un anno e mezzo dove ho fatto il manovale perché sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso. Sono tornato nel settore turistico come barman per una decina d’anni, e infine ho fatto il maitre d’hotel in un quattro stelle. Quindi per 15 anni ho lavorato sempre a contatto con il turista. L’ultimo passaggio l’ho fatto quando ho sentito di più il bisogno di trascorrere più tempo con la mia famiglia e ho avuto l’occasione di lavorare in produzione per la Eder, ed è stato questo il mio primo passo in questa realtà. Ho lavorato in produzione per due anni e poi, a ottobre 2022 abbiamo colto l’occasione di rilevare un negozio del marchio che già era presente sul territorio.  Mia moglie già lavorava all’interno del punto vendita.
  • Quindi avete unito il tuo background nella produzione con la sua esperienza nella vendita: è stata un’evoluzione estremamente naturale?
    Si, questo insieme di esperienze ci ha permesso di poter creare un racconto della filiera di produzione dal produttore al consumatore in modo estremamente diretto. Io credo che in questo periodo sia fondamentale valorizzare il km 0. Inoltre, dopo tanti anni da dipendenti c’era anche la voglia di creare una nostra realtà e di fare il passaggio da dipendenti a imprenditori. Alla fine, non abbiamo fatto altro che arrivare a una naturale somma delle esperienze che abbiamo vissuto nella vita.
  • Il cibo è un ottimo mezzo per scoprire il territorio, come pensi che il km 0 faccia interagire il cliente con il prodotto?
    Approfondiamo ciò che dicevamo prima, quando un cliente entra in bottega le domanda che fa sempre sono: “Lo fate voi?” “Lo fate qui? Con le vostre mani?”. Il cliente vuole sapere la storia, il percorso del prodotto ma anche del produttore. Si vuole immedesimare e vuole sentire che il suo acquisto contribuisce a portare avanti una realtà locale. Il fatto che non ci sia un terzo tra chi produce e chi acquista porta il consumatore a fidarsi e a credere nella qualità di ciò che acquista e mangia. La Val di Fiemme, come il Trentino, è ricca di prodotti regionali che è vitale conservare e valorizzare perché il turista che viene in visita vuole scoprire il posto e vuole scoprire le specificità alimentari del luogo che visita.