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Intervista a Cemin Fabio
Il primo rifugio di famiglia nasce nel 1933 al Passo Valles. Da allora, attraverso le 4 generazioni, la storia della famiglia Cemin è intimamente legata alla gastronomia tipica e incarna l'arte dell’accoglienza.
Fabio e Chiara da poco sono i padroni di casa, portano avanti e custodiscono una storia di ospitalità e autenticità che dura da quasi 90 anni.
- Da quasi novant’anni la famiglia Cemin offre ospitalità ai viandanti. Come è nato il rifugio Capanna Passo Valles e come ti sei ritrovato a portare avanti questa attività?
Il primo rifugio è stato costruito dal mio bisnonno Enrico nel 1933 spinto dall’amore per la montagna e sostenuto dalla moglie Rosa, abile cuoca. A fine degli anni 60, mio nonno Mario subentrò alla gestione del rifugio tramandando la stessa passione a mio papà Angelo e a mio zio Ezio. Nel 2014 l’azienda ha visto un ulteriore passaggio generazionale, io e mia sorella Chiara abbiamo raccolto questo importante testimone.
Sono nato 31 anni fa e sono cresciuto con l’azienda. I profumi e i rumori del rifugio hanno accompagnato la mia infanzia e dentro di me c’era voglia di aiutare, di dare una mano alla mia famiglia.
Senza tanti dubbi mi sono iscritto alla Scuola Alberghiera “Cesare Ritz” di Merano. Ho frequentato molti stage che mi hanno portato in viaggio tra l’Isola d’Elba, la Costa Romagnola, il Veneto ogni esperienza è stata un tesoro.
Finiti gli studi sentivo il bisogno di perfezionare la lingua inglese e mi sono trasferito per quattro anni in Inghilterra. Questo periodo è stato molto importante per la mia formazione, non solo mi ha permesso di imparare una lingua ma mi ha portato a vivere esperienze lavorative molto variegate, diversificando il mio percorso professionale. Ho cambiato cinque ristoranti, anche stellati di alto livello, e ogni volta era uno scalino in più nella mia crescita.
In questa parentesi londinese mi sono avvicinato al mondo dei vini che sono poi sono diventati una mia passione. Ogni giorno studio un vino diverso, mi piace approfondire la sua storia, conoscerne la vinificazione e scoprire ogni dettaglio per apprezzare al meglio ogni sfumatura. - Com’è lavorare a stretto contatto con la famiglia?
Io e mia sorella Chiara siamo affiancati da papà Angelo e mamma Luisa, sono fondamentali per la nostra crescita e hanno ancora molto da insegnarci.
Lavorare in famiglia, non è sempre facile, si lavora in un delicato equilibrio ma la nostra fortuna è proprio essere cresciuti insieme… ci si capisce con uno sguardo, ognuno sa quando uno è in difficoltà e ci si aiuta senza dover parlare. - Cosa significa per te e per la tua famiglia lavorare in Val di Fiemme, com'è il tuo rapporto con il territorio e la sua realtà?
Geograficamente il nostro rifugio si trova nel comune di Primiero – San Martino di Castrozza ma da sempre siamo legati alla Val di Fiemme. I miei nonni erano di Predazzo, e io e i miei fratelli abbiamo frequentato le scuole li.
Ora il Passo Valles è frequentato da persone da tutt’Italia e anche dall’estero.
Abbiamo la fortuna di essere custodi delle montagne più belle del mondo, le Dolomiti, e per noi è un piacere e un orgoglio poter condividere la nostra tradizione e valorizzare i nostri territori. - Ci puoi consigliare alcune escursioni e/o percorsi nella natura partendo dal vostro rifugio?
Il nostro territorio offre molte escursioni più o meno impegnative. In un’ora, su comoda strada sterrata e soleggiata si raggiunge il rifugio Laresei. Per gli amanti della storia, la catena di Bocche con le sue trincee e mulattiere, permette di ripercorrere i sentieri della Grande Guerra.
Mentre i più esperti possono partire per esperienze accattivanti nel vasto gruppo delle Pale di San Martino con Cima Mulaz.
Ma non solo estate, in inverno il passo è collegato con la Ski Area Passo San Pellegrino- Falcade oltre ad essere un comodo punto di partenza per le passeggiate con le ciaspole o più impegnative escursioni con gli sci d'alpinismo. - Cosa proponete agli ospiti del vostro ristorante?
Il nostro è un rifugio di montagna e come tale propone piatti legati alla tradizione.
La polenta è la regina della nostra cucina. La miscela di farine selezionate, una di mais coltivato nel bellunese e l’altra proveniente da Storo in Trentino, viene cotta rigorosamente nel paiolo di rame sul fuoco a legna proprio come veniva preparata un tempo.
Cerchiamo di offrire al nostro cliente un’esperienza culinaria legata al territorio preferendo prodotti a kilometro zero, i formaggi sono prodotti nelle malghe e nei caseifici locali e il tipico “Pastin” cucinato come da tradizione di famiglia. Lo strudel viene tutt’oggi preparato seguendo la ricetta storica che risale al 1933, anno in cui è stato aperto il locale.
Sono molto apprezzati i canederli e lo stinco al forno che seguono fedelmente la ricetta segreta di nonna Rina.
Il territorio, le montagne, l’aria fresca e il cielo azzurro ci ha cresciuti, ci offre ogni giorno la possibilità di fare quello che più amiamo e noi vogliamo valorizzarlo anche in cucina. - Se avessi la possibilità di cambiare lavoro o di andare in un altro posto, cosa faresti e dove andresti?
Ho trascorso ore e ore in rifugio, mi metto ogni giorno alla prova con nuove idee, nuovi spunti che abbracciano l’innovazione e la tradizione che porto nel cuore. E nel mio cuore non ci sono solo i profumi e i rumori di questo posto, ma anche le persone che da quasi 90 anni hanno accolto e accoglieranno, con la stessa passione e ospitalità, il turista. La mia vita è questo. - Ci sono dei progetti futuri, avete qualche sogno nel cassetto malgrado il periodo difficile per il vostro settore?
Il mio sogno è quello di arrivare al secolo di attività, magari con una quinta generazione in crescita. Il prossimo anno saranno 90.
Il periodo storico in cui ci troviamo è davvero particolare, ma sono fiducioso verso il futuro. La nostra storia ha radici profonde e il nostro Rifugio ha superato momenti peggiori. Ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale, e sopravvissuto agli inverni degli anni ’50 dove non si parlava di centimetri di neve, ma di metri!
Nonostante le difficoltà e i numerosi regolamenti che cambiavano spesso, lo scorso inverno ci siamo organizzati, abbiamo ripulito la terrazza, sistemato gli esterni e offerto ospitalità ai passanti che frequentavano il passo. Il bisnonno Enrico ci ha insegnato la determinazione e l’attaccamento alle proprie origini. Lui stesso non ha mai abbandonato il “suo” passo e noi, come allora, abbiamo fatto lo stesso. E continueremo a farlo.