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Intervista a Defrancesco Sara

Defrancesco Sara

Dopo una laurea in architettura Sara Defrancesco, è diventata allevatrice. Gestisce una malga a Moena e, appena superata la soglia dei 30 anni, è anche imprenditrice nell’ambito della viticoltura.

  • Raccontaci un po’ la tua storia…
    Mi chiamo Sara Defrancesco e sono nata a Bolzano nel 1990.
    Il mio più grande sogno è sempre stato quello di diventare veterinaria e quindi, finito il liceo nel 2009, ho sostenuto il test d’ingresso all’Università di Veterinaria. Non avendo passato il test ho ripiegato su Architettura (il disegno era ed è tutt’ora una mia grande passione), dove sono stata poi ammessa. Al termine dei tre anni di studi mi sono laureata in Scienze dell’architettura. Finita la triennale però mi sono resa conto che non era quello che volevo fare nella vita, quindi ho iniziato a lavorare a tempo pieno nel rifugio di famiglia. La mia famiglia, infatti gestisce un rifugio sulle piste da sci dell’Alpe Cermis a Cavalese e uno sulle piste del passo San Pellegrino a Moena.
  • Poi come è proseguito il tuo percorso?
    In famiglia abbiamo sempre avuto una grande passione per gli animali, in particolar modo per i cavalli.  Mio padre acquistò il primo cavallo poco prima che io nascessi ed è da allora che questi splendidi animali fanno parte della nostra vita. Sono cavalli rustici, tenuti sempre all’aria aperta, in un pascolo di proprietà del Comune di Varena: paese dove sono cresciuta e nel quale vivo tutt’ora. Nel 2013, nonostante la titubanza, ho intrapreso questa nuova avventura, grazie al sostengo della mia famiglia. Dopo essermi aggiudicata il bando comunale, ho acquistato il lotto dove poi ho costruito la nuova stalla per l’allevamento del bestiame. È iniziato così il percorso per diventare allevatrice a tutti gli effetti. Mi sono iscritta al corso tenuto dalla Fondazione “E. Mach” di San Michele all’Adige per ottenere il brevetto professionale di imprenditore agricolo e successivamente mi è stato riconosciuto il premio di primo insediamento, un aiuto economico destinato ai giovani, messo a disposizione dalla Provincia Autonoma di Trento e sostenuto da fondi Europei. Così è nato il nostro piccolo allevamento di vacche da carne, lo definisco “nostro” perché è un’attività che coinvolge tutta la mia famiglia, anche se in maniera marginale.
  • Come è nata questa idea di produrre carne?
    Tutto è nato dal desiderio di garantire ai nostri rifugi carne di sicura provenienza, di qualità, del territorio. Alleviamo circa 30 capi, tra fattrici, vitelli, manzi e toro.
    Nel 2014 la Magnifica Comunità di Fiemme ha pubblicato un bando per la gestione di Malga Pozza all’Alpe Lusia sopra Moena. Ho partecipato e all’età di 24 anni ho preso in gestione la malga. 
  • Quindi allevatrice e gestrice di una malga…
    Sì e nel 2015 abbiamo voluto intraprendere anche la strada della viticoltura arricchendo la nostra Azienda Agricola con un nuovo indirizzo produttivo. Ho acquistato un appezzamento in Val di Cembra di circa 1,3 ettari. Ora sono allevatrice, gestrice di malga e anche viticoltrice.
  • Hai una grande passione per gli animali come si concilia con il tuo lavoro di allevatrice?
    La mia passione e il mio amore verso gli animali si trasmettono attraverso la mia filosofia di allevamento. La nostra etica aziendale è incentrata sul mettere al primo posto il benessere dell’animale, allevando per quanto possibile in sintonia con la natura, secondo la linea vacca-vitello. Abbiamo anteposto il benessere animale al benessere delle nostre “tasche”, se così si può dire.
  • Ci spieghi cosa è la linea vacca-vitello?
    Essendo il nostro un allevamento fine solo alla produzione di carne, i vitelli vengono lasciati con la madre fino al naturale svezzamento e anche oltre, le vacche non vengono munte quindi il latte è destinato interamente all'allattamento. Abbiamo un toro in stalla e facciamo inseminazione naturale.  Gli animali vivono in libertà durante tutto l'anno al pascolo, durante i mesi invernali hanno libero accesso alla stalla dove trovano riparo e fieno. È bello vedere il nostro bestiame vivere secondo i ritmi della natura.
  • Nelle cronache provinciali si sente spesso parlare dei problemi degli allevatori con i grandi carnivori (orso e lupo). Avete avuto problemi? Vi sentiti sicuri?
    Come ho detto noi abbiamo una stalla aperta e quindi, sì siamo preoccupati. Fortunatamente non abbiamo avuto problemi di aggressioni finora, ma avendo il bestiame libero al pascolo (sia quello sull’Alpe Lusia che Malga le Val, sopra Varena, gestito da mia sorella) e la stalla aperta abbiamo parecchia paura.
    Nei pressi della malga, zona Bellamonte-Lusia, ci sono stati episodi di predazioni da parte di lupi negli ultimi anni. Per quanto mi riguarda fino ad adesso noi non abbiamo avuto problemi. Confido nell’atteggiamento selvatico e aggressivo di fronte al pericolo della razza che alleviamo e alle rassicurazioni ricevute dal corpo forestale. L’anno scorso, inoltre, si parlava molto dell’orso M49 che girava proprio sul nostro territorio. Abbiamo trovato le sue imponete proprio lungo il sentiero che passa dietro la stalla. Non è stato un bel periodo, eravamo costantemente preoccupati e spaventati, non solo per le vacche e i vitelli, ma anche per i cavalli, gli asini e la nostra capretta. Gli stessi animali erano sempre agitai.
  • Che razza di vacche allevi?
    Allevo vacche “Limousine”, razza molto produttiva a livello di carne con un temperamento forte quasi selvatico. Hanno un bel caratterino e sono molto protettive nei confronti dei loro piccoli. Sono coraggiose ed aggressive di fronte al pericolo. Anche per questo motivo i lupi fanno maggior attenzione.
  • Come avete vissuto questo periodo di Covid?
    Anche la malga e i rifugi di famiglia purtroppo a causa della pandemia sono rimasti chiusi perdendo così la stagione invernale. Ci siamo ritrovati con la stalla in esubero e con molti capi pronti per la macellazione. Così ci siamo organizzati per venderla a domicilio ai privati. Stesso discorso vale per il vino che produciamo con le nostre uve della Val di Cembra. Ora ci ritroviamo con la cantina piena e poca richiesta, tutto il settore turistico in valle ha subito una forte frenata. Ora sta a noi trovare un commercio alternativo e più mirato. Ci stiamo lavorando.
  • Cosa ti immagini per il futuro?
    Un progetto a cui stiamo pensando da un po’ è quello di portare l’uva in alta quota e tentare una coltivazione di uva che si presta alle nostre altitudini per produrre una buona base per lo spumante. L’altitudine regala una buona acidità, ottima per produrre spumante di qualità. Ci piacerebbe partire con 2.000/3.000 metri di viti sperimentali proprio qui a Varena, a 1200 m di altitudine.