
Charlotte è una narratrice e formatrice teatrale francese, trasferitasi in Val di Fiemme. Da anni si occupa di laboratori e progetti teatrali per bambini, adolescenti e adulti, unendo la sua esperienza artistica a un approccio pedagogico basato sulla fiducia, la creatività e la partecipazione collettiva.
- Raccontaci un po' di te: di cosa ti occupi?
Io sono una narratrice e formatrice teatrale a fine pedagogico, nata in Francia e da più di dieci anni vivo in Val di Fiemme.
Da sempre mi appassiona la creazione collettiva e adoro lavorare con bambini e adolescenti nelle scuole, dove propongo laboratori teatrali durante l’anno scolastico.
Nel 2015 sono intervenuta come lettrice di francese per il liceo “La Rosa Bianca” di Cavalese.
Quest’esperienza mi ha permesso di trasmettere l’importanza della comunicazione orale per l’apprendimento delle lingue straniere e, insieme alla docente di francese, ho avviato un laboratorio, su base volontaria, di “Teatro in lingua francese”.
Da dieci anni gli studenti si mettono in gioco, riscoprendo quanto l’espressione orale – fatta anche di gestualità e intensità emotiva – sia fondamentale per parlare una lingua straniera.
Nel mio percorso professionale, ho contribuito a creare dei luoghi di formazione pensati per offrire ad artisti e artigiani la possibilità di sviluppare i propri progetti. Questo tipo di esperienza è cominciata col progetto francese “Gizeux, castello delle Arti” e continuata con gli undici anni alla guida della sezione formativa del Festival “Presto in Scena” al Castello di Plessis-Macé. Su queste basi ho realizzato, con la nostra “Compagnie La Pastière” un nuovo spazio di formazione artistica inclusiva, per bambini, adolescenti e adulti di ogni età, chiamato CTP.
È così che al Cinema-Teatro di Predazzo, dal 2021 al 2024, si è sviluppato un centro artistico pedagogico inclusivo, offrendo attività a bambini, adolescenti e adulti a costi accessibili, pensate per tutti, mamme e famiglie comprese.
Le attività, che spaziavano dal teatro alla danza, dalla musica alle arti visive e discipline corporee, dall’apprendimento delle lingue straniere alla scultura, hanno favorito fiducia, creatività e crescita personale con una media di 100 partecipanti a settimana.
Da alcuni anni collaboro con Radio Fiemme al progetto “Radio Fiemme torna a scuola”, con cui realizzo podcast insieme agli alunni delle scuole primarie e secondarie. L’obiettivo principale è il percorso di creazione collettiva della durata di 8 ore che, attraverso attività teatrali, espressive e di comunicazione aiuta i ragazzi a sviluppare fiducia, libertà espressiva e rispetto reciproco. I podcast prodotti vengono trasmessi da Radio Fiemme e pubblicati sul sito dedicato. - Quale percorso di vita ti ha portato fin qui?
Dopo aver conseguito la maturità, ho seguito un doppio percorso: una laurea in Lettere Moderne all’università e, contemporaneamente, una formazione teatrale di quattro anni.
A seguito di questa esperienza, insieme a un gruppo di attori, ho fondato la compagnia d’azione culturale a fine pedagogico “La Pastière”, riconosciuta dal Ministero dell’Educazione Nazionale Francese.
Questo mi ha permesso di approfondire la mia vocazione educativa e di partecipare ai progetti come «Il Teatro, strumento per la scuola» e «La Prevenzione delle condotte a rischio attraverso lo sviluppo della Fiducia», rivolti a scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado in Francia, tutto ciò dal 1998 al 2012.
Sono stati quattordici anni intensi di attività teatrale e pedagogica, durante i quali ho imparato a cavalcare, inscenare combattimenti di scherma artistica e cantare per essere all’altezza degli spettacoli e delle formazioni proposte nei vari contesti. Gestire un centro di formazione e creazione in un castello della Loira, dal 2001 al 2006, mi ha formata anche come organizzatrice e co-creatrice di eventi: per alcuni spettacoli potevamo avere fino a 80 persone in scena e 450 spettatori sulle tribune, senza contare la gestione degli alloggi, della logistica quotidiana e dei centri vacanze che venivano a svolgere un soggiorno artistico pedagogico al castello.
Quando ho sentito che era il momento giusto e la persona giusta, ho scelto di creare una famiglia.
Poiché mio marito Alessandro Arici, col quale ho condiviso tutto questo percorso artistico e pedagogico, è originario della Val di Fiemme e io sono appassionata di trekking in montagna, nel 2012 ci siamo trasferiti a Predazzo. - Il teatro rappresenta un modo originale e stimolante di imparare il francese, perché mette di fronte alla doppia sfida della recitazione e dell’espressione in una lingua straniera. Quali sono i vantaggi di apprendere una nuova lingua in questo modo?
Per me, il teatro è uno strumento prezioso per imparare il francese, perché permette di acquisire la lingua parlando. Non si tratta solo di memorizzare un copione: si impara a comunicare, a creare dinamiche di gruppo, a liberare gestualità ed emozioni, si scopre che l’intensità dell’improvvisazione teatrale sblocca delle capacità intuitive e associative essenziali per il linguaggio.
Ciò che mi piace del teatro è vedere i ragazzi affrontare le difficoltà e cercare di superarle.
Piano piano imparano a rendere proprio il copione: ripetono le frasi, le fanno diventare più personali, trovano il loro ritmo e la loro intonazione.
Il gruppo è fondamentale: all’inizio di ogni modulo dedico molte ore a insegnare il non giudizio, così ciascuno si sente libero di provare, sbagliare, osservare ed esprimere ciò che funziona e osare.
È emozionante vedere anche una sola parola, detta timidamente, trasformarsi in intonazioni ed emozioni. I ragazzi più riservati imparano a calarsi nel personaggio, lasciarsi andare e provare cose nuove.
Dal punto di vista linguistico, il teatro aiuta a sviluppare la musicalità delle parole: non si tratta solo di conoscere le regole grammaticali, ma di capire cosa suona bene e cosa stona. I ragazzi imparano gli accenti, le inflessioni e il ritmo della lingua.
Prima memorizzano, poi recitano, ma in francese si dice “giocano” e alcuni arrivano persino a improvvisare. - Per te, qual è il valore di vivere in valle e far parte della comunità locale?
Prima vivevo a Nantes, una città culturalmente ricca ma segnata da stress e insicurezza urbana. Quando si vuole crescere una famiglia, vivere in una valle come la nostra è un’opportunità che non si lascia sfuggire. All’inizio temevo di non riuscire a imparare l’italiano, ma determinazione, studio e un po’ di spirito d’avventura mi hanno permesso di farcela.
Trasferirsi qui è stata una scelta felice: la bellezza della natura, la solidarietà della gente, il ritmo di vita più umano e la qualità delle scuole per i bambini ci hanno convinti subito. Ricordo la commozione quando ho visitato la scuola materna di Predazzo:
sembrava un vero “centro benessere” per bambini in confronto alla realtà francese.
Per me far parte della comunità significa contribuire al “vivere bene insieme”, dedicando tempo e competenze, soprattutto ai bambini. Lavorare con loro fin dall’inizio è stato prezioso: se non li giudichi, non ti giudicano e si lasciano sostenere e valorizzare.
In Val di Fiemme sono stata accolta e coinvolta in progetti artistici e pedagogici, come lo spettacolo sullo spirito cooperativo con Massimo Piazzi. Qui ho potuto condividere la mia esperienza senza che gli errori di italiano fossero un ostacolo. La base e l’obiettivo del mio lavoro restano sempre gli stessi : la fiducia si sviluppa veramente se la si allena attraverso la pratica.