
Dalla carriera in azienda al mondo dello yoga e della cucina energetica, Jonathan Pedrotti ha intrapreso un percorso di trasformazione personale e professionale. Oggi porta avanti progetti che intrecciano natura, comunità e benessere condiviso.
- Raccontaci un po’ di te: di cosa ti occupi?
In questo momento sto ridisegnando la mia vita: Dopo anni di lavoro in azienda ho sentito il bisogno di fermarmi, ascoltarmi e cambiare direzione, lasciando da parte lo stress e i ritmi serrati per seguire un percorso più autentico e in linea con i miei valori.
Il filo rosso che da oltre dieci anni accompagna la mia crescita è lo yoga. Sono maestro di yoga e questa disciplina è diventata per me un punto fermo: mi insegna la presenza, l’ascolto e la consapevolezza, qualità che cerco di trasmettere anche agli altri.
Negli ultimi tempi mi sono avvicinato anche alla cucina, in particolare a quella ayurvedica ed energetica. La vivo come uno strumento di unione e di ricerca: cucinare e condividere un pasto significa prendersi cura di noi stessi e dell’altro, creare connessioni, dedicare tempo di qualità. Da qui è nata l’idea delle “cene tra sconosciuti”, esperienze in cui persone che non si conoscono si ritrovano attorno a un tavolo e, nel giro di poche ore, riescono a trasformare la distanza iniziale in dialogo, curiosità e spesso nuove amicizie.
Accanto a questo porto avanti varie collaborazioni sul territorio, come con l’associazione Fiemme Namaste, con cui organizzo eventi di benessere e spiritualità. Inoltre, ho da poco conseguito il diploma di maestro di sauna, una figura tipica del mondo nordico ma sempre più ricercata anche a queste latitudini. Attraverso rituali di calore, profumi e respiro, accompagno le persone in esperienze sensoriali che invitano a rallentare e a ritrovare equilibrio.
Se dovessi in sintesi definire ciò che faccio oggi, direi che intreccio strumenti diversi per creare spazi di connessione e benessere, ascolto e presenza per me e per chi incontro lungo il mio cammino.
- Quale percorso di vita ti ha portato fin qui?
Sono nato in Val di Fiemme, ma fin da ragazzo ho sentito il desiderio di esplorare il mondo. A 16 anni ho trascorso un anno in Portogallo, un’esperienza che mi ha messo di fronte a una nuova lingua e a una cultura differente, spingendomi ad adattarmi, crescere e imparare ad accogliere il diverso, facendolo parte di me.
Dopo il liceo ho studiato Economia e Gestione del Turismo, dello Sport e degli Eventi a Brunico, in un ambiente internazionale che mi ha offerto molte opportunità di crescita. Ho poi svolto un tirocinio in Nuova Zelanda, con l’obiettivo di raccogliere esperienze da riportare a casa, per contribuire allo sviluppo della mia valle.
La mia carriera è iniziata a La Sportiva, dove ho seguito un percorso molto stimolante. Sono partito dal customer service per il mercato tedesco, poi ho lavorato nelle vendite internazionali e infine nello sviluppo e nella strategia di prodotto. Per anni ho collaborato a stretto contatto con designer e ricercatori, interpretando i bisogni degli utenti della montagna e anticipando tendenze. Anche in azienda, il filo conduttore era l’ascolto: capire i bisogni degli appassionati di montagna, come cambiano i loro comportamenti e come migliorare la loro esperienza.
È stata un’esperienza ricca, ma a un certo punto ho sentito la necessità di fermarmi e chiedermi: “è davvero questa la strada?” Questo interrogativo mi ha aperto a una nuova fase, fondata sul benessere e sull’attenzione alla persona, e sulla creazione di legami autentici.
- Qual è il rapporto che hai con la natura?
La natura per me è una compagna preziosa: correre nei boschi, risuonare con i sentieri, passare molto tempo immerso nel paesaggio, a volte anche da solo, mi ricorda quanto l’ascolto di sé sia fondamentale. Corro in natura e porto il corpo oltre il limite, ma sempre con la consapevolezza che tu sei il tuo strumento e sei l’unica cosa che puoi utilizzare per stare meglio.
Questa esperienza ha un impatto profondo sia sulla mente che sul fisico. È un continuo insegnamento che porto anche nello yoga e nella cucina: ritrovare un ritmo naturale, rispettare l’energia che la terra ci dona e restituirla trasformata in qualcosa che nutre. Quando cucino sento la responsabilità di maneggiare i frutti della natura con attenzione e gratitudine, trasformandoli in piatti che portano con sé non solo gusto, ma anche energia e bellezza.
Da questa visione è nato Cooltivar Cucina conviviale, un progetto che intreccia cucina, relazioni e radici, sempre in dialogo con ciò che la natura ci offre.
- Per te, qual è il valore di vivere in valle e far parte della comunità locale?
Vivere in valle oggi significa stare in un luogo che conserva ancora silenzi, ritmi naturali e legami autentici, ma che allo stesso tempo non è immune dal mondo che corre veloce. Sempre più spesso prevale la logica del produrre e dell’essere costantemente connessi, mentre rischiamo di perdere occasioni reali di incontro e di collaborazione disinteressata.
Il mio sogno è vedere una Valle che riscopre la propria forza nella collaborazione, nell’efficacia delle sinergie, nella condivisione di obiettivi e visioni sostenibili, chiare e motivanti. La vera sfida è aprirsi al mondo e all’innovazione, senza però perdere il legame profondo con il territorio e con la tradizione.
La mia “carta di sfida” alla comunità sono state le Cene tra Sconosciuti: serate con menù vegetariani/vegani, dove persone che non si conoscono si siedono insieme per ascoltarsi e conoscersi. Non è scontato proporre un’esperienza così in un luogo che, a volte, fatica ad accogliere con curiosità sincera. Eppure, il riscontro, anche se ancora piccolo, mi ha fatto intravedere un futuro di apertura e di curiosità. Sono piccole rivoluzioni silenziose che nutrono la sete di conoscenza e di connessioni autentiche.
In Valle si vive bene, circondati da natura e abitudini che altrove si stanno perdendo. Allo stesso tempo, spesso mi chiedo cosa ci faccia ancora qui. Forse la risposta è che le opportunità sono ovunque, ma ciò che conta davvero è seguire la propria chiamata con autenticità, gratitudine e fiducia, cercando azioni e pensieri che possano nel nostro piccolo cambiare il nostro mondo e renderlo un posto migliore.