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Intervista a Reppucci Alessandra

Alessandra Reppucci CORRETTA

Una persona, tre business e una vita di esperienze in tutta Europa: non basta un breve incipit per descrivere Alessandra Reppucci, manager dell’Azienda Agricola Alessandra Reppucci e founder del brand Reppucci.

  • Allora Alessandra, non mi era ancora capitata un’intervista su tre business diversi gestiti da una sola persona. Da dove partiamo?
    Comincerei con l’Azienda Agricola Alessandra Reppucci, della quale sono diventata da poco responsabile. Tutto è iniziato quando i miei genitori, circa quindici anni fa, sono arrivati a Noto, precisamente in Sicilia, vicino a Siracusa e hanno deciso di acquistare dei terreni per la coltivazione di agrumi. Dopo i primi cinque anni di rodaggio abbiamo deciso di cominciare a commercializzare alcuni dei nostri prodotti agricoli, specialmente i limoni biologici, e dopo dieci anni di attività siamo diventati fornitori della catena di supermercati altoatesina MD. Parallelamente abbiamo sviluppato un secondo business di affitti sempre legato all’azienda agricola, dedicato a tutti coloro che vogliono “tornare alla natura” e godersi un momento di pace in mezzo alla campagna. Le nostre strutture - due unità - ospitano un massimo di sedici persone e sono costruite nel pieno rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo di offrire un’esperienza autentica a chiunque soggiorni da noi.
  • Sono curioso: come mai proprio la Sicilia? Avevate radici di qualche tipo nella città di Noto?
    In realtà noi siamo tutti trentini della Val di Fiemme, nati tra Cavalese e Tesero. Un giorno, prima che le zone vicino a Siracusa diventassero famose come lo sono ora, i miei genitori sono scesi in Sicilia e si sono innamorati di alcuni terreni che alla fine sono diventati la base della nostra azienda. In altre parole pura casualità!
  • Ma, da quello che ho capito, queste non sono le uniche attività di cui ti occupi, vero?
    Esattamente. Per quanto riguarda la mia terza attività, ho deciso di aprire un’azienda made in Trentino dedicata alla produzione di un abbigliamento da sci “diverso” dai soliti marchi sportivi che da anni rappresentano l’unica offerta di questo mercato. Dopo tanti anni di attesa, alla fine ho trovato il coraggio di buttarmi su quest’idea durante la pandemia, forte anche della mia esperienza come maestra di sci, e così abbiamo creato la nostra prima linea di guanti, tutti ricamati e alcuni anche in edizione limitata. In futuro vorremmo espandere la produzione ad altri capi, ma ci teniamo a prendere le cose con calma per curare materiali, dettagli e soprattutto l’estetica dei nostri prodotti. Il brand si chiama Reppucci.
  • Sembra che il fattore estetico sia molto importante per te. C'entra qualcosa la tua formazione?
    Ho iniziato il mio percorso facendo Economia e Commercio a Verona, tuttavia dopo aver completato metà della laurea ho abbandonato questi studi per una scuola internazionale ad indirizzo business. Lì ho avuto modo di apprendere delle competenze “più pratiche” su come fare business, specie in ambito turistico, e ho avuto modo di farmi contaminare da diverse influenze culturali, soprattutto grazie ai miei compagni di corso che provenivano da Cina, Messico, Russia e molti altri paesi. Una volta concluso questo percorso mi sono trasferita a Ginevra e per tre anni mi sono dedicata all’interior design, lavorando di giorno per un’azienda specializzata e studiando la sera per apprendere anche gli aspetti teorici del settore, fino al conseguimento di un diploma. Dopo questa esperienza sono volata a Londra, dove ho avuto modo di lavorare presso un hotel Bulgari e apprendere ulteriori segreti e strategie per l’accoglienza per poi tornare finalmente in Italia, a Milano, a lavorare per Gucci. Alla fine ero quasi sul punto di andare a vivere ad Hong Kong ma la pandemia ha fermato tutto, quindi sono tornata a Cavalese e ci sono rimasta. 
  • In un certo senso, sei quasi stata un cervello in fuga. Cosa ti ha convinta a rimanere in Val di Fiemme?
    Personalmente? Volevo tornare a casa. Stando in grandi città a volte ti mancano le piccole cose, come passare dai tuoi genitori per pranzo o pensare di poter fare una scappata sulle piste prima di tornare a lavorare. Penso che la vita debba essere felice, piena, non tutta dedicata al lavoro: ci dev’essere un equilibrio tra i tuoi impegni professionali e il tempo che dedichi a te stesso, così come un bel paesaggio come il nostro fa la differenza rispetto alle palazzine in cemento. Inoltre, fare parte di una comunità di valle come la nostra ti regala una delle sensazioni più preziose di sempre, ovvero di appartenere davvero a qualcosa.