"Quando sei un'azienda di punta del settore sei l'esempio per gli altri, sei tu, come azienda, che devi portare l'innovazione"
Andrea Scarian lavora come Senior Designer a La Sportiva, un'eccellenza del nostro territorio. In questa intervista ci racconta cosa significa far parte di un'azienda di riferimento nel settore calzaturiero e quali sono le sfide e le opportunità del suo lavoro.
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Buongiorno Andrea, raccontaci un po' di te, di cosa ti occupi?
Sono Senior Designer di calzature a La Sportiva. Lavoro nell’ufficio R&D - ricerca e sviluppo - e seguo, insieme ai miei colleghi, la progettazione stilistica di scarponi da sci alpinismo, calzature d’ arrampicata, trekking e running. Insomma, tutti i modelli passano per il nostro ufficio: collaboriamo con il settore development, ricerca materiali e prototipia e facciamo in modo di realizzare nel miglior modo possibile quello che richiede il mercato. -
Come funziona il processo?
Riceviamo un brief dal marketing strategico con tutte le caratteristiche che deve avere la calzatura. Da qui parte la nostra fase progettuale e parallelamente la ricerca materiali (dall’ufficio dedicato). Approvato lo sketch e successivamente il render, inizia la fase di collaborazione con l’uffico dei modellisti, con lo scopo di creare un “corpo” ai disegni presentati. Da qui parte anche la fase di prototipazione, un processo delicato che durerà circa 2 anni, ossia tutta la parte di sviluppo. È un processo molto lungo, richiede impegno e visione ma è proprio questa la parte interessante del lavoro. Dobbiamo sempre pensare di progettare qualcosa che in due anni non sia vecchio, superato. Ora stiamo finendo i modelli per la stagione Spring Summer 26, che vedrete sul mercato nei prossimi anni. La ricerca dei materiali è fondamentale nel nostro settore, sia per garantire la durata del prodotto, sia per vincoli ecologici, sempre più stringenti dal punto di vista normativo e anche di richiesta del cliente. Per esempio, negli anni scorsi, sono state richieste calzature vegane, e quando sei un’azienda di punta del settore sei l’esempio per gli altri, sei tu, come azienda, che devi portare l’innovazione, devi stare al passo con i tempi e saper individuare cosa chiede il mercato. Facciamo circa 30 prototipi a modello: tutti vanno testati, tutti devono ricevere un feedback e devono essere apportate le migliorie per arrivare al prodotto eccellente da lanciare sul mercato. Il vantaggio che abbiamo qui in valle è essere molto veloci nella fase di test: grazie all’ambiente che ci circonda (piste da sci, sentieri, falesie…) possiamo provare i nostri prodotti quasi in tempo reale!
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Quale percorso di vita ti ha portato fin qui?
Ho sempre avuto grande ammirazione per l’arte, e alle superiori mi sono iscritto all'Istituto d’Arte a Pozza di Fassa. In seguito ho frequentato l’Accademia di Belle Arti, e mentre studiavo durante l’estate lavoravo a La Sportiva in negozio e qualche tirocinio nell’uffico R&D. Ho fatto varie esperienze nel campo, ho lavorato in Vibram e sei anni per Oberalp Group a Montebelluna occupandomi di brand come Salewa e Dynafit. Se ripenso al mio percorso, posso dire con certezza che lavorare in negozio in estate mi ha fatto capire quanto è importante che la calzatura sportiva e da montagna rispecchi certe caratteristiche, sia per i terreni che si devono percorrere che per la salute del piede. È un’esperienza che mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto innamorare del prodotto ed è stato un modo di studiare il cliente fin dagli albori, capire le necessità, i desideri.
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Che cosa ti ha insegnato lavorare fuori regione per un grosso brand sportivo?
Ho avuto la fortuna di lavorare in quella che chiamiamo “la capitale mondiale della calzatura” e ho potuto toccare con mano marchi molto famosi. Quando sono entrato io, per esempio, Dynafit era un piccolo brand, col tempo l’ho vista crescere, aumentare i volumi di produzione. In un posto così sei a contatto tutti i giorni con gente che fa il tuo stesso lavoro, ci si confronta e si cresce professionalmente, lì ho imparato nuovi metodi di lavoro che poi ho portato qui in Val di Fiemme.
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Sei membro del Soccorso alpino e guida di mountain bike. La passione per la montagna è nel DNA di ogni abitante della Val di Fiemme o è arrivata dopo?
Sì, sono guida di mountain bike e in estate porto in giro clienti o turisti per la valle. Da febbraio sono Capostazione della Stazione Val di Fiemme, coordino 32 volontari del Soccorso Alpino. Io con la passione della montagna ci sono nato, come molti qui, quando sono andato via sapevo che sarei tornato, il richiamo del territorio era troppo forte.
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Per te qual è valore di vivere in valle e far parte della comunità di valle, date anche le tue esperienze in altre città? Cosa ti ha portato di nuovo qui?
Ogni volta che tornavo ritrovavo l’amore per il posto, le tradizioni, la cultura. In più qui c’era un’azienda che mi permetteva di fare quello che mi piaceva e sono rimasto. La valle è piccola e tutti qui sanno chi sei e cosa fai, questo ti sprona a dare sempre il meglio, sia sul lavoro che nell’ambito del Soccorso Alpino.
Vedo che molti ragazzi più giovani ora tendono a uscire più di quanto facevamo noi, magari un giorno torneranno in valle come ho fatto io.