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Intervista a Vaia Alberto

Vaia Alberto

Guardare al futuro e a nuovi orizzonti nel segno della tradizione: questra la strada del Caseificio sociale Val di Fiemme

La storia di Alberto Vaia all’interno del Caseificio Sociale Val di Fiemme si può definire un percorso di formazione e di crescita reciproca che ha portato a scoprire l’importanza della tradizione e della capacità di fare rete come chiave di svolta per dare vita a un prodotto unico. 

  • Il Caseificio sociale Val di Fiemme è un’istituzione storica della Val di Fiemme, ci presenti brevemente la storia di questa realtà?
    Il caseificio nasce come cooperativa più di mezzo secolo fa, più precisamente nel lontano 1966 a Carano, quando gli allevatori della Val di Fiemme decisero di unirsi per sostenere e valorizzare la propria attività e la naturalità dei propri prodotti. Ancora oggi il cuore del caseificio è composto dagli abitanti della valle: la filosofia dell’attività è sempre stata lavorare il latte autoctono e trasformarlo in formaggio seguendo le tradizioni dei maestri casari della Valle. I nostri professionisti diventano quindi i custodi di questa secolare tradizione.
  • Ora passiamo a te Alberto, ci racconti com’è nata la tua passione per il mondo caseario e come sei entrato a far parte della realtà del Caseificio sociale?
    Possiamo dire che la passione per il mondo caseario e il mio ingresso nella famiglia del Caseificio vanno di pari passo e nascono ai tempi della scuola superiore.  Sin da ragazzo son sempre stato molto legato al mio territorio e così ho deciso di frequentare l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, attuale Fondazione Edmund Mach seguendo il percorso di agrotecnico. Poi grazie ad uno stage estivo a 16 anni ho avuto la possibilità di scoprire il mondo del caseificio ed assaporare tutti i passaggi della lavorazione, che da subito mi hanno appassionato. Così dopo questa prima infarinatura, una volta conclusa la scuola, ho frequentato dei corsi per diventare tecnico casaro e una volta terminato sono entrato in azienda. Poi di anno in anno sono cresciuto insieme: da operaio son diventato aiuto casaro ed infine responsabile commerciale marketing.
  • Un percorso di crescita molto vario, ci racconti come sei passato dal ramo della produzione all’area commerciale?
    Il mio percorso nell’area marketing è nato all’incirca due anni fa come una sfida. Il caseificio sentiva la necessità di trovare una figura che facesse conoscere i prodotti in valle, soprattutto nelle strutture recettive come alberghi, ristoranti e rifugi per far capire che un prodotto lavorato interamente in loco poteva diventare un valore aggiunto per tutti. Così siamo riusciti a creare un network a livello locale che è stato fondamentale per innescare una serie di cambiamenti all’interno del caseificio: le necessità e i feedback che raccolgo dalla rete di persone che lavorano in valle è fondamentale per poter continuare a innovarci e reinventarci, mettendo a punto nuovi servizi per rispondere alle esigenze del cliente.  
  • Parliamo ora proprio d’innovazione, qual è la chiave vincente per introdurre delle strategie innovative che possano valorizzare le vostre tradizioni casearie?
    La domanda da cui siamo partiti per apportare i cambiamenti ed il processo di re-branding degli ultimi anni è stata proprio come fare a restare uniti alla tradizione della lavorazione del prodotto, che contraddistingue la qualità del nostro formaggio, pur avendo l’occhio rivolto al futuro. La soluzione è stata proprio capire che dovevamo partire dalle tradizioni antiche e dalla qualità del nostro oro bianco per reinventarci il modo di presentare i nostri valori. Così abbiamo implementato la comunicazione sui nostri canali per raccontare e rendere partecipi i nostri clienti alle attività, poi abbiamo innovato il packaging e attuato una serie di servizi online che ci hanno permesso di mostrare la nostra storia e di far assaporare i nostri formaggi, frutto del lavoro di grandi professionisti.
  • Dalle tue parole, Alberto, traspare un concetto molto importante, il fare rete: l’importanza che hanno per voi i rapporti con la Valle e le sue attività?
    Da sempre son convinto che la comunità e ancor più il desiderio di dialogare tra di noi sia il punto di forza della nostra Valle. Soprattutto in questo momento surreale l’unico modo per uscirne e ripartire sia incentrato sulla collaborazione e la solidarietà: ogni attività ha le sue eccellenze e prodotti del territorio ma per renderli davvero unici bisogna collaborare e ragionare collettivamente. Per quanto riguarda le attività del caseificio, noi abbiamo sempre collaborato con varie strutture – bar, alberghi e rifugi - cercando delle collaborazioni vantaggiose per tutti. In questo periodo, ad esempio, stiamo ragionando per organizzare dei cesti take away per permettere ai rifugi di continuare a lavorare nel rispetto delle regole ed al turista di godersi delle eccellenze locali. Poi negli ultimi anni abbiamo deciso di ideare dei progetti solidali per sostenere, insieme alla Fondazione Mach, alcune realtà attive in valle e così abbiamo ideato la “formaggella della solidarietà”: un formaggio apposito che viene venduto solo ed esclusivamente presso il nostro punto vendita, dalla cui vendita parte del ricavato va a finanziare alcuni progetti solidali, come ad esempio la riforestazione in seguito alla tempesta Vaia nel 2019 o ad esempio quest’anno l’associazione Anffas.
  • E per concludere parliamo del vero protagonista della vostra attività: il formaggio. Cosa rende unico il vostro prodotto?
    Sicuramente il legame con il territorio e la genuinità, intesa come naturalezza a cui prestiamo moltissima attenzione sin dalla materia prima iniziale, ovvero il latte. La sensibilità dei nostri soci ai canoni del benessere animale e all’alimentazione degli animali è altissima, quindi alimentazione con fieno sceltissimo di primo e secondo taglio della nostra valle e mangimi selezionati senza OGM abbinati all’esperienza e alla serietà dei nostri soci, sono sicuramente il primo passo per ottenere un latte di elevata qualità. Poi l’artigianalità è un altro elemento principe: pur essendo una realtà medio grande, nel nostro caseificio la componente umana, intesa come amore, passione e rispetto delle tecniche tradizionali di lavorazione è fondamentale.