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Intervista a Varesco Matteo

Matteo Varesco

Un lavoro nel campo dell’energia sostenibile e la voglia di fare qualcosa di concreto per l’ambiente e per il territorio. Matteo Varesco si racconta in questa intervista in cui ci regala il suo punto di vista sulle azioni da compiere per il cambiamento e ci parla del suo rapporto con la Val di Fiemme.

  • Matteo, raccontaci un po’ di te e di che cosa ti occupi?
    Sono un analista vendite (Sales Analyst),  vuol dire che mi occupo dei report di vendita, delle analisi di mercato, del portafoglio clienti e più in generale di tutto quello che ha a che fare con i dati di mercato e delle vendite. Attualmente lavoro nel reparto corporate di Alperia Smart Services, il maggior provider di servizi energetici dell’Alto Adige.
  • E come sei arrivato a fare questo lavoro? Cosa ti ha spinto a intraprendere un’avventura nel mondo dell’energia?
    Mi sono laureato in economia a Bolzano e durante la triennale ho avuto la fortuna di poter fare qualche esperienza all’estero, prima in Germania e poi a Taiwan. Una volta tornato a casa ho lavorato a Bolzano per qualche tempo e poi ho deciso di fare un master in Germania e Norvegia in International Management. Dopo questa esperienza ho lavorato a Colonia, poi sono rientrato e ho lavorato presso la Cassa Rurale Val di Fiemme, ma sentivo che il mondo dell’energia mi affascinava e ho deciso di intraprendere questo percorso.  
  • Parlando di energia e di sostenibilità, secondo te a che punto siamo? Stiamo facendo abbastanza?
    Quello dell’energia è un mondo molto complesso, più di quanto possiamo immaginare. Ci stiamo muovendo abbastanza bene, ma ho spesso l’impressione che ci si concentri su ideologie utopiche e difficilmente realizzabili quando invece bisognerebbe cercare di essere più pragmatici, più scientifici. Tendiamo tutti a seguire le mode, prendi per esempio le auto elettriche. Certo, elettrica è meglio che a carburante, ma non basterà per apportare un vero cambiamento. La rivoluzione vera deve venire dall’alto, con la collaborazione dei governi e soprattutto con piani concreti e sostenibili anche economicamente. 
  • Quindi le famose piccole azioni quotidiane non bastano?
    C’è bisogno di tutto l’aiuto possibile perché le buone pratiche servono come esempio e per creare dei circuiti positivi che invoglino il prossimo a fare la propria parte. Ma le nostre piccole azioni sono tante gocce nel mare che non riescono per forza di cose a fare tutto il lavoro. Serve smuovere i grandi decisori politici, la collettività, pensare e realizzare progetti che abbiano influenza a livello macro. In buona sostanza non solo vanno realizzate azioni più concrete, ma devono essere realizzate da chi effettivamente ha il potere di cambiare le cose.
  • E come vedi l’impatto sulle giovani generazioni? Secondo te i giovani sono più sensibili a queste tematiche?
    Credo che per e con le nuove generazioni stiamo facendo tanto. Stanno crescendo con una sensibilità diversa rispetto alla nostra, ma sono convinto anche che si debba continuare a lavorare senza creare loro troppa ansia. Bisogna dare speranza, insegnare che agendo nel modo corretto le cose possono cambiare e non far credere che non ci sia più niente da fare. Se guardiamo con occhi scientifici, il mondo sta migliorando e insegnare buone pratiche fa parte di questa rivoluzione necessaria. Non dobbiamo promuovere l’arrendevolezza, ma imparare a guardare le cose con occhi analitici senza cedere alla facile propaganda.  
  • Chiudiamo con una domanda che facciamo a tutti gli intervistati: qual è il tuo rapporto con la valle in cui abiti e lavori?
    In realtà non lavoro in valle ma ci abito.  Quando sono tornato qui l’ho fatto per una questione di cuore: mi mancava casa, mi mancava il senso di comunità che in questi territori è ancora molto radicato. Faccio parte del Consiglio di Amministrazione di alcune realtà valligiane, tra cui quello di Bioenergia Fiemme - che gestisce il teleriscaldamento di Cavalese - e del Cda della Comunità Energetica Fiemme. Inoltre sono consigliere comunale di Panchià e regolano della Magnifica Comunità di Fiemme. Faccio anche parte del direttivo della New Generation, l’associazione dei giovani soci della Cassa Rurale, realtà in cui credo moltissimo. Sono evidentemente molto legato alla mia terra e credo sia importante continuare a coltivare il senso di unione e di appartenenza che si respira ancora nella nostra valle.