
Con l’avvicinarsi della scadenza del 30 giugno (o del 30 luglio con la maggiorazione dello 0,40%), è tempo di fare il punto sui versamenti delle imposte: saldo 2024 e acconto 2025 per IRPEF, IRES, IRAP e altri tributi come IVIE, IVAFE e cedolare secca. È importante sapere che, nonostante le richieste delle associazioni di categoria, non è prevista una proroga ufficiale da parte del MEF.
Quali imposte bisogna versare
Quando parliamo di scadenze fiscali legate al saldo 2024 e all’acconto 2025, le imposte da tenere in considerazione non si limitano a IRPEF, IRES e IRAP.
Accanto a queste, ci sono altri tributi da versare entro gli stessi termini.
In particolare:
● la cedolare secca, per chi ha scelto questo regime agevolato per tassare i canoni di locazione degli immobili residenziali;
● le imposte patrimoniali sugli investimenti esteri, ovvero la IVIE (per gli immobili detenuti all’estero) e la IVAFE (per le attività finanziarie estere).
Questi importi emergono dalla dichiarazione dei redditi e vanno saldati o anticipati con la stessa scadenza prevista per le imposte principali.
Metodo di calcolo: saldo e acconto
Saldo 2024
Il saldo è la differenza tra l’imposta dovuta (secondo la dichiarazione) e quanto già versato in acconto. Se l’importo è molto basso (es. meno di 12 euro per IRPEF), non va versato.
Acconto 2025
Può essere calcolato in due modi:
- Metodo storico: basato sull’imposta dovuta per il 2024.
- Metodo previsionale: utile se si stima un reddito più basso nel 2025.
Le percentuali cambiano in base al tipo di contribuente:
- Non soggetti ISA: 40% prima rata, 60% seconda.
- Soggetti ISA: 50% ciascuna rata.
Focus per categorie speciali
Concordato Preventivo Biennale (CPB)
Chi ha aderito al CPB deve tenere conto dei redditi concordati, ma per il calcolo dell’acconto 2025 si considera solo l’imposta effettivamente dovuta nel 2024, escludendo la Flat Tax incrementale.
Cedolare secca
Chi applica questo regime:
- non deve versare acconto IRPEF su quei redditi;
- può usare il metodo previsionale per pagare meno.
Chi esce dalla cedolare secca nel 2025 dovrà invece tassare quei redditi con IRPEF ordinaria.
IVIE e IVAFE
Anche qui, l’acconto segue le stesse regole dell’IRPEF. Attenzione: sono esenti dall’IVIE gli immobili all’estero adibiti a prima casa (non di lusso) o casa coniugale in caso di separazione.
Nuove assunzioni e maxi deduzione
Chi nel 2024 ha assunto a tempo indeterminato può beneficiare di una deduzione maggiorata del 20%. Attenzione: se si usa il metodo storico, bisogna calcolare l’acconto come se la deduzione non fosse stata applicata.
Come si effettuano i versamenti
Quando arriva il momento di versare le imposte, il contribuente ha la possibilità di utilizzare eventuali crediti fiscali a disposizione, riducendo così l’importo da pagare.
Questo può avvenire in due modi:
● Compensazione verticale, quando si utilizzano crediti e debiti relativi alla stessa imposta (per esempio, credito IRPEF per pagare l’acconto IRPEF).
● Compensazione orizzontale, se invece si usano crediti relativi a imposte diverse (come un credito IRPEF per compensare un debito IVA). In questo caso, è necessario utilizzare il modello F24.
Attenzione però: se i crediti che si intendono compensare superano i 5.000 euro annui, è obbligatorio far apporre il visto di conformità sulla dichiarazione. Fanno eccezione i soggetti che aderiscono al regime ISA con punteggio elevato o quelli che hanno aderito al Concordato Preventivo Biennale (CPB), per i quali il limite viene elevato fino a 50.000 euro senza necessità del visto.
Come presentare il modello F24
La modalità con cui si presenta il modello F24 dipende da chi effettua il pagamento e se si fa uso di compensazioni.
Se sei un privato cittadino e non effettui compensazioni, puoi ancora presentare il modello in formato cartaceo, ad esempio presso la banca o la posta. Diverso il discorso per chi ha una partita IVA: in questo caso, il modello F24 va sempre trasmesso per via telematica, utilizzando i servizi dell’Agenzia delle Entrate (Entratel o Fisconline), anche quando non ci sono compensazioni.
Nel caso in cui il modello F24 preveda compensazioni di crediti, sia i privati che i titolari di partita IVA devono obbligatoriamente utilizzare i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate.
Limiti di compensazione e sanzioni
C’è un tetto massimo da rispettare: il limite annuo per utilizzare i crediti d’imposta in compensazione è fissato a 2 milioni di euro.
Ma cosa succede se ci si dimentica di un versamento o si commette un errore? Nessun panico: è possibile rimediare con il cosiddetto ravvedimento operoso.
Si tratta di una procedura che consente di regolarizzare spontaneamente la propria posizione, pagando una sanzione ridotta, calcolata in base ai giorni di ritardo. Più si è tempestivi, meno si paga.
In sintesi
In vista delle scadenze fiscali del 30 giugno (o del 30 luglio con la piccola maggiorazione dello 0,40%), è fondamentale avere un quadro chiaro di cosa bisogna fare.
Oltre al saldo per l’anno 2024, vanno versati anche gli acconti per il 2025, non solo per le imposte principali come IRPEF, IRES e IRAP, ma anche per altri tributi come la cedolare secca o le imposte su immobili e investimenti all’estero.
È possibile scegliere come calcolare l’acconto – basandosi su quanto pagato l’anno scorso (metodo storico) oppure stimando un’imposta più bassa per quest’anno (metodo previsionale), se si prevede un calo di reddito.
Attenzione alle novità normative, ai regimi speciali come il Concordato Preventivo Biennale, alla maxi deduzione per le nuove assunzioni, e soprattutto alle modalità corrette di versamento e compensazione.
Infine, non dimenticare: se ti accorgi in ritardo di un errore o di un mancato pagamento, hai comunque la possibilità di rimediare grazie al ravvedimento operoso, evitando sanzioni più pesanti.
Insomma, pianificare in modo consapevole e preciso è il modo migliore per affrontare le scadenze fiscali senza stress.